Nel buio la voce di un bambino scandisce i nomi sonanti di eroi, cavalli, spade, mostri. La luce quindi rivela un simbolico mastro-puparo, don Paolo, che, nel retro della sua bottega, tra pupi e fantasmi della memoria, è intento ad accordare un pianino.
Le varie sonate – galoppo, battaglia, lamento – sono predisposte sui cilindri, ma non basta far ruotare la manovella: anche questa semplice operazione richiede maestria. Nell’impartire i suoi insegnamenti, don Paolo si rivolge a un interlocutore invisibile, l’aiutante Paletta, presente unicamente nel suo ricordo. Al pari degli altri personaggi che va evocando, come gli appassionati spettatori di un tempo, che seguivano l’epopea dei paladini di Francia, anche per cicli che duravano centinaia di serate, quello di don Paolo è un colloquio con le ombre, ma ombre che acquistano via via consistenza nella ricostruzione minuziosa e struggente di un’autentica “serata speciale”. Dove alle gesta eroiche dei paladini si alternano gli umori e le intemperanze del pubblico, con le immancabili fazioni tra gli estimatori di Orlando e quelli di Rinaldo e l’odio comune per il traditore Gano di Magonza.
Lo sfondo di questa ricostruzione totale è la Palermo degli anni Quaranta, invasa dagli alleati e prostituitasi per fame. In teatro “quella sera” c’è una certa attesa di un gruppo di spettatori particolari, soldati americani che pagano in dollari. Ma senza alcun cedimento: “All’ora giusta – dice don Paolo – si comincia!” E infatti si comincia senza gli americani e i loro dollari. Dal consiglio dei cristiani al campo dei saraceni che assediano Parigi, al tradimento di Gano, all’intervento risolutore di Rinaldo, tutto concorre al culmine: la pazzia di Orlando, che ha perduto il senno per l’abbandono di Angelica.
Al delirio di Orlando fa specchio quello del puparo, che si ricompone nella scansione del canto della manualità: come si fanno i pupi. Gli invisibili aiutanti di un tempo sono adesso rimpiazzati da giovani operatori del Teatro dei Pupi, che in silenziosa dedizione assecondano il maestro puparo, a indicarne una continuità.